Chi siamo
Siamo un gruppo di cittadini milanesi che hanno cominciato a collaborare come volontari di diverse associazioni ai tempi della gravissima crisi in Siria.
Da allora l’emorragia di profughi da diversi paesi non è mai finita e si sono aggiunti, in maniera sempre maggiore, altri esodi dal continente africano, dal Pakistan e non ultimo dall’Afghanistan e dall’Iran. Dall’esigenza di costituirci in Associazione, si è costituita giuridicamente nell’ottobre del 2020 “Rete Milano ODV” (Organizzazione di volontariato). Tutti gli operatori di Rete Milano collaborano alle diverse attività su base esclusivamente volontaria. Siamo un’associazione apartitica e laica.
Rete Milano ODV è quindi nata per dare un primo aiuto emergenziale ai profughi in transito da Milano in arrivo principalmente dalla rotta balcanica.
Si tratta di ragazzi, famiglie con bambini piccoli, minori soli in arrivo dopo un viaggio di mesi o addirittura anni, durante il quale subiscono respingimenti, aggressioni e violazioni gravi dei loro diritti. Sono persone di etnie diverse (l’80% sono afgani, il resto iraniani, curdi, siriani…) molto provate fisicamente e psicologicamente.
LA ROTTA BALCANICA
La Rotta balcanica propriamente detta comprende il tratto di circa 2300 Km dalla Turchia a Trieste attraverso Grecia, Macedonia, Serbia, Bosnia, Croazia e Slovenia quindi si devono passare quindi 6/7 confini.
In realtà il viaggio inizia da paesi molto più lontani Siria, Iraq, Iran, Afghanistan, Pakistan
e termina nel Nord Europa (Germania, Belgio, Olanda…). Per arrivare a Trieste bisogna quindi percorrere da 3000 a 5000 Km a seconda del paese di partenza e si impiegano mesi, spesso anni. Arrivati in Bosnia si è bloccati alla frontiera con la Croazia controllata in modo molto rigido e violento dalla polizia croata. Il passaggio della frontiera e l’arrivo in Slovenia è definito dai migranti il game, anche se non è certo un gioco, ma uno dei momenti più rischiosi e impegnativi di tutto il viaggio. Non è facile perché la polizia croata da ai migranti una caccia spietata (pagata con fondi europei) con sensori temici, droni, elicotteri o più semplicemente con cani addestrati. Alcuni tentano anche 10-20 volte prima di riuscire. Spesso vengono respinti dopo essere stati derubati di tutto ed esser stati picchiati o torturati con ferri roventi. Alcuni sono morti dopo essere stati scaraventati nei fiumi gelidi della foresta croata. Torture orribili e inaccettabili già denunciate al Parlamento Europeo, ma finora rimaste senza reazione.
Chi non ha i soldi per farsi portare da passeur e riesce a sfuggire ai controlli cammina per 15/20 giorni per percorrere i 300 km circa necessari per arrivare in Slovenia. Ma arrivati in Slovenia spesso non è finita. Contro ogni diritto internazionale molti ormai a pochi passi da Trieste sono respinti nuovamente in Bosnia.
I più fortunati che arrivano a Trieste sono quindi dei sopravvissuti. Arrivano senza niente perché per affrontare il game leggeri abbandonano le poche cose che hanno. Anche in inverno molti hanno addosso solo una t-shirt o una felpa leggera. L’associazione Linea d’Ombra di Trieste documenta quotidianamente sulla sua pagina Facebook lo stato delle persone in arrivo dalla Croazia. Hanno i piedi piagati dai Km percorsi con scarpe fradice e sfondate e sul corpo le punture di insetti, le ferite dei rovi della foresta croata o i segni delle torture della polizia croata. Sono stanchissimi, chiedono di riposare, poter fare una doccia e cambiarsi. Altri migranti, moltissimi minori soli, arrivano da Patrasso nascosti su camion imbarcati sulle navi che fanno scalo in un porto del sud Italia.